"Vino che si presenta perfetto, talmente calibrato e preciso da lasciarmi convinto che la seconda etichetta sia il rosso, al momento, che meglio esprime il carattere del produttore!"
Questo è il commento che ho letto sabato pomeriggio in una recensione on-line su di un grande vino Toscano.... e i casi sono due: o il produttore ha carattere fallace ed imperfetto oppure (sicuramente) la frase "che meglio esprime il carattere del produttore" è una della tante (troppe) figure retoriche che i degustatori utilizzano, alla fine comunque il refrain è sempre quello: vino troppo perfetto per piacermi!
Ed anche qui i casi sono due: o c'è un infelice utilizzo del lessico Italiano, il quale è talmente vasto, ricco e complesso che fatico a comprendere il perchè di certi errori, oppure si esprime una castroneria bella è buona: è impossibile che qualcosa di perfetto non possa piacere in modo oggettivo, può non piacere, in modo soggettivo, a condizione che tu sia anormale!
Telefonassi ora a colui che ha recensito il vino di cui accenno sopra mi sentieri rispondere "Alessandro, ma io non intendevo dire 'troppo perfetto', intendevo vino che non ha identità, anima, che comunica poco....", bene (anzi, perfetto!) allora ho ragione io: c'è un cattivo utilizzo della lingua italiana, infatti una cosa è l'essere perfetto ed altra cosa è avere perfezione ma non esprimere emozioni: ma una cosa non significa necessariamente l'altra!
Ci sono dei quadri di pittori minori che sono tecnicamente perfetti, delle fotografie da quanto sono privi di difetti, tecnicamente perfetti ma che non comunicano nulla, e così può essere un vino, mentre ci sono dei quadri perfetti che comunicano l'universo, e così può essere per il vino.
In vita mia ho bevuto tanti vini perfetti, anzi perfettissimi (perdonatemi l'iperbole) ma ciò non significa che non comunicassero emozioni, anzi tutt'altro: Romanèe-Conti del 1964 e Vega Sicilia Unico del 1974, due vini che ho avuto occasione di bere e che oltre ad essere perfetti erano più emozionanti di una poesia di Nazim Hikmet letta da un'emula di Eleonora Duse!
Ammetto di aver bevuto anche dei vini perfetti ma che nulla comunicavano: buona parte dei Bordeaux post 2000, ma di certo non li sputo perchè privi di anima (agli iscritti del Circolo ricordo la dispendiosa serata sui Bordeaux svolta un paio di anni fa: una quasi catastrofe) mentre spesso trovo vini con tanta anima, ma la cui volatile mi costringe all'eiezione....
Quindi emozione e perfezione posso andare di pari passo (e spessissimo ci vanno) per contro molto spesso (non sempre, ma spesso) un difetto non comunica emozione, è solo un modo stupido e privo di logica per coprire i limiti del vino e/o del viticoltore: la fiaba "I vestiti nuovi dell'Imperatore" (o fiaba del Re nudo) di H.C. Andersen è lettura consigliata a chi si ostina in tale associazione.
AC