Ieri ho letto un articolo on-line de Il Giornale di Vicenza (che voi potete leggere qui) dal titolo "Prosecco, occhio ai prezzi": l'articolo riprende le conclusioni scaturite dal convegno "Lo stato del Vino" organizzato a Roma dal Gambero Rosso, dove è stato sottolineato come la caduta dei prezzi delle uve si riversi proporzionalmente in una discesa del valore del prodotto finito: la bottiglia! Contrariamente infatti a quanto il consumatore medio è portato a credere il calo del prezzo delle uve all'origine non aumenta la marginalità del vinificatore perchè la discesa del valore del prodotto finito è pari (quando non superiore) al risparmio avuto all'atto dell'acquisto delle uve.
Su questo punto è intervenuto il presidente della Zonin, il Cav. Gianni Zonin, personaggio talmente noto che ritengo superfluo presentare.
Zonin dichiara: "Se non mettiamo a posto l'equilibrio tra produzione e consumo non avremo mai l'equilibrio dei prezzi ed è un problema che riguarda non solo il mondo del vino ma tutti gli agricoltori italiani e, forse, anche quelli mondiali".
Non è una questione di qualità della produzione, è soprattutto un problema di ordine commerciale. «Faccio l'esempio del Prosecco: è un vitigno che sta conoscendo un grande apprezzamento in tutto il mondo ma, se non stiamo attenti, tra poco andremo in sovrapproduzione e avremo un crollo dei prezzi».
Premessa la soluzione che Zonin indica, priva di ogni novità essendo la classica richiesta d'aiuto ("si possono controllare alcune oscillazioni con aiuti per lo stoccaggio...") mi sovviene la classica domanda alla Antonio Lubrano, quella che sorge spontanea: Presidente Zonin, ma a chi si deve questa sovrapproduzione di uva Glera?
Ai viticoltori del Valdobbiadenese? Ai produttori di Conegliano? Forse a quelli della DOCG Asolo-Montebelluna? Oppure a qualche grosso gruppo (tipo il suo) che negli ultimi anni ha impiantato centinaia di ettari a Prosecco (a me il nome Glera fa schifo, porti pazienza) per sfruttare il momento commerciale destato da questo vino?
La mia è una domanda magari cattiva, ma rispettosa: io ammiro le persone come lei che riescono, vincono e convincono, quindi ho una epidermica simpatia tanto per la sua persona quanto per la sua azienda, ma non può recriminare su cose di cui anche lei è causa!
La sua azienda ha sempre inseguito "il vino del momento": alcuni anni fa andavano di moda i vini bianchi Friulani ed allora voi, viticoltori in Gambellara, comperate (o create, non ricordo) Cà Bolani, poi è il turno dei vini Toscani, ed allora Abbazia Monte Oliveto, Castello d'Albola ecc, arriva la riscossa dei vini meridionali (?) e quindi si va in Sicilia con Principi di Butera ed in Puglia con Masseria d'Altamura, adesso è il turno del tanto (fino a ieri) snobbato Prosecco...., insomma a ben vedere chi provoca la sovrapproduzione? Chi già c'era o chi arriva in seconda battuta con potenzialità d'acquisto?
Ad esempio io mi chiedo quanti ettari le sue aziende hanno piantumato a Prosecco negli ultimi tre anni!
Voci di corridoi dicono tanti, tantissimi.
Quando suo figlio Francesco pubblicizza "il mio Prosecco" lo fa proponendo un vino DOCG ottenuto da uve Valdobbiadene-Conegliano (zona vitata da sempre) o Asolo-Montebelluna oppure è un semplice DOC (sino a ieri IGT)?
Rispondo io per gli altri lettori: è un Prosecco che esce a marchio Cà Bolani, Cervignano del Friuli (Udine!) quindi terreni che, scommetto 1000 euro, dieci anni fa non erano certo coltivati a Prosecco.
Ed allora chi è che provoca la sovrapproduzione?
Nel mio piccolo suggerirei un po' più di coerenza, sempre che la sua risposta non mi convinca d'essere dalla parte del torto!
Cordialmente.
AC